Dal mio amico Matteo ricevo e, con molto piacere, posto.
Enews 627, sabato 28 marzo 2020
Buongiorno a tutti.
Oggi tanti parlano del PRIMA. Chi ha sbagliato? Quali ritardi? Quali errori? Penso che non serva discuterne adesso. Passata l’emergenza faremo una commissione parlamentare di inchiesta e chiariremo tutto ciò che c’è da chiarire. Ora c’è solo da aiutare chi sta in prima linea: più tamponi, più mascherine, più terapie intensive. E meno conferenze stampa o meno autocertificazioni. Diamo le protezioni ai nostri medici, agli infermieri, alle cassiere.
Troppi ritardi su mascherine e tamponi, non ci siamo mossi per tempo, non abbiamo previsto. Dobbiamo fare di più. Chi segnala qualche miglioramento possibile non sta facendo polemica, ma sta dando una mano. Insieme ce la faremo. Forza!
Sul DOPO qualcuno inizia a immaginare, scrivere, pensare. Lo ha fatto da par suo Alessandro Baricco, bellissimo. Io mi limito a dire che l’Italia ha tutte le caratteristiche per essere protagonista del DOPO. Perché dopo questa emergenza ci sarà un mondo nuovo, guidato da innovazione, sostenibilità, tecnologia. Ma dove i valori dell’umanesimo torneranno centrali. Come ho detto in Senato, dopo la Peste del 1348 a Firenze fiorì il Rinascimento.
Il punto però è il DURANTE.
Perché se conteniamo l’onda di piena di queste ore e aumentiamo la forza negli ospedali, avremo vinto una battaglia contro il COVID. Ma non la guerra. Perché per vincere la guerra occorre il VACCINO (Sì, il Vaccino, con buona pace dei tanti NoVax che ci hanno spiegato il mondo in questi anni, incompetenti e cialtroni). E il VACCINO purtroppo ha bisogno di tempo.
Quindi ci sarà un periodo di convivenza. Un anno? Due? Non lo sappiamo, dobbiamo seguire la scienza. È chiaro che non possiamo stare chiusi in casa per tutto questo tempo. Dobbiamo ripartire. Piano piano ma ripartire. Gradualmente, a macchia di leopardo. Ma siccome non avremo la normalità di prima per due anni, dovremo inventarci una nuova normalità.
Dovremo abituarci a fare i controlli della febbre per andare al supermercato e a scuola o - un domani - al cinema e a teatro.
Dovremo gestire con cura la tecnologia e la privacy. Dovremo cambiare la vita nelle fabbriche e negli uffici.
Ma se non ripartiamo ora moriremo di fame, non di Covid.
E dunque bisogna ripartire. Con stili di vita diversi ma ripartire.
I giovani potranno uscire prima degli anziani. Brutto dirlo ma è così.
Il Covid uccide molto più gli anziani che i giovani.
Se hai più di 70 anni riacquisterai le tue libertà dopo i ragazzi di 20 anni.
Scrivere queste cose fa male. Ma non scriverle significa disertare davanti al compito che ha un politico: indicare una via, non cercare solo il consenso.
Mario Draghi indica la strada dicendo che si può e si deve fare nuovo debito.
Ma i soldi non vanno buttati via. I soldi vanno dati alle imprese per creare posti di lavoro.
A me terrorizza la DISOCCUPAZIONE.
Guardate che cosa accade in queste ore negli Stati Uniti.
Se mettiamo tutti i soldi solo per tamponare l'emergenza, avremo un reddito di cittadinanza per qualche settimana ma non avremo più un lavoro per anni.
C’è chi propone di estendere il reddito di cittadinanza. È una scelta legittima ma non è la mia: perché serve creare lavoro, serve investire, serve uno shock economico per l’Italia per evitare di condannarla al declino per sempre. Quando finirà l’emergenza, saranno finiti i soldi e non ci saranno più posti di lavoro. E il Paese diventerà una polveriera sociale.
Vanno sbloccati i cantieri, facendo lavorare le persone con il Piano Shock che è pronto da mesi. Le persone devono avere mascherine, distanze di sicurezza, controlli. Ma devono lavorare. Lo fanno le cassiere, devono farlo gli architetti e gli operai, i parlamentari e i tecnici.
Vanno salvate le piccole e medie imprese, dando liquidità.
Per tutto il 2020 vanno rinviate le scadenze fiscali, i mutui, i prestiti aziendali. Senza moduli burocratici, senza ghirigori amministrativi. Oppure lo Stato deve farsi carico di dare le garanzie alle banche perché le banche diano liquidità alle imprese. Direttamente. Qual è il tuo fatturato 2019? Bene io banca ti do in automatico liquidità fino al 50% di quel fatturato e me lo faccio garantire dallo Stato. Ma tu riparti e le imprese devono lavorare. Gli altri Paesi fanno così. Niente moduli.
Ci sono alcuni settori che oggi possono partire.
Si pensi a tutto il settore dei lavori pubblici e degli investimenti con il Piano Shock.
Le scuole sono chiuse? Bene, autorizziamo lavori in emergenza per metterle in sicurezza. Adesso. Con procedure super semplificate. Nel mese di aprile possiamo spendere centinaia di milioni per rimettere a posto le nostre scuole consentendo ai ragazzi di vivere in posti più sicuri.
Poi pensiamo che piano piano bisogna riaprire anche le scuole. Bisogna fare l’esame del sangue a tutti i nostri studenti o almeno il test sierologico. Potremmo scoprire che molti dei nostri figli hanno già contratto il virus Covid che nei ragazzi sotto i 20 anni nella quasi totalità dei casi non dà sintomi. Fatti gli esami medici, dobbiamo pensare di riaprire gradualmente le scuole magari iniziando da chi deve fare la maturità o l’esame di terza media. Naturalmente con tutte le verifiche sanitarie del caso.
Le strade sono deserte? Rimettiamole a posto, adesso. Alla ripresa ci saranno meno buche e più PIL. Nei cantieri della lotta contro il dissesto, sui fiumi, perché non agire immediatamente? Si può lavorare a distanza di sicurezza come dimostra l’esempio di Genova.
E non ci possono essere figli e figliastri: persone garantite mentre invece le partite IVA vengono lasciate a spasso e i giovani professionisti non considerati. Anche a loro vanno assicurate risorse. Meglio ancora assicurare lavoro: se ripartono i cantieri i giovani ingegneri o architetti avranno di che mangiare. Ma se non ripartono vanno aiutati anche loro.
Gli italiani chiusi in casa sono bravissimi. Ma non possiamo pensare che vadano avanti così ancora a lungo. Chi ha bambini piccoli deve portarli fuori, ogni tanto. Le persone che soffrono di disturbi dello spettro autistico hanno bisogno di spazi di libertà. Piano piano bisogna ripartire. Seguendo le regole della nuova normalità, ma non possiamo stare chiusi in casa fino al 2022.
Attenzione: tutti sono nelle stesse condizioni nostre. Ma qualcuno corre più veloce. Per esempio la Germania. La Fondazione Edison mostra in questo grafico la differenza sui consumi di energia elettrica tra Germania e Italia. Giusto per far capire che c’è chi soffre un po’ e chi rischia di crollare del tutto.
Per chi fosse interessato:
Qui il mio intervento al Senato.
Qui il mio intervento a Radio Capital.
Qui il mio intervento a Tg2 Post.
Qui la mia intervista al quotidiano "Avvenire".
Sulla mia pagina Facebook trovate le dirette di questi giorni.
Pensierino della sera. Ho parlato molto di economia. Perché sono un politico e il mio dovere è quello di dire prima che cosa sta per accadere. Di capirlo per tempo. Altrimenti saltiamo in aria. Ma anche io come tutti ho il cuore straziato per le immagini di queste ore. Soprattutto per gli anziani che muoiono.
Lo dico con parole non mie, ma con parole di un medico su Facebook.
“Ci sono tante storie umane. Ma dopo il giro di oggi questa mi ha colpito particolarmente. Una coppia di anziani entrambi ricoverati. Lei mi chiede come sta lui. Lui mi chiede come sta lei. Lei si preoccupa di come potrebbe sopravvivere lui senza di lei. Lui ha il terrore di perdere lei. Lei con una laurea scientifica alle spalle quando le donne scienziato non andavano di moda, al massimo erano segretarie. Lui che la venera. Lei che lo guida. Sono a 20 metri di distanza l'uno dall'altra. Ma non si possono vedere. Si scrivono messaggi dal telefono. Lui ha paura che lei gli menta per rassicurarlo. Lei mente per rassicurarlo. Lei dice che tutto sommato a 85 anni va bene cosi. Che ci sta. Che è pronta. Lui dice che se muore lei si lascerà morire. Una vita assieme, divisi da 25 passi. Io torno a casa, loro continuano a lottare. Lei per lui. Lui in funzione di lei: l'amore ai tempi del COVID”.
Mi colpiscono queste parole. Mi immagino a pensare che bella storia d’amore e di vita sia questa.
Poi capisco che quel dottore lo conosco, è un ragazzo con cui abbiamo vissuto anni fa l’esperienza scout.
E mi sembra di capire che quelle due persone, quella coppia senza nomi, sono due persone meravigliose che conosco molto bene. Improvvisamente do dei nomi a questa storia. Sono persone care, a cui voglio un mondo di bene. E lei è davvero una donna straordinaria.
Mi vengono le lacrime agli occhi.
Scusatemi se sono spesso costretto a parlare di politica e non di emozioni. Ma il mio compito oggi è dare un piccolo contributo a uscire dalla terribile crisi economica che è davanti a noi se non ci muoviamo presto. I populisti possono inseguire gli eventi, i politici devono prevedere e anticiparli. E dunque se non ripartiamo adesso, l’Italia uscirà a brandelli da questa crisi. Ecco perché dico: gradualmente riapriamo. Tuttavia non siamo robot. E questo post mi fa pensare a quanto sia grande e terribile la vicenda umana che stiamo vivendo.
Nonostante tutto,
un sorriso
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