Cinque anni fa l’Italia viveva una delle crisi economiche più difficili della stagione repubblicana. Il Pil aveva il segno meno, in una legislatura si erano persi oltre mezzo milione di occupati, gli indici di fiducia erano ai minimi. Nel giro di cinque anni il Paese si è rimesso in moto. Il Pil ha cambiato segno e ora si avvicina al +2%, dal febbraio 2014 ci sono oltre un milione di posti di lavoro in più, gli indici di fiducia sono ai massimi.
Tutto ciò è stato possibile grazie alle famiglie, alle imprese, ai nonni, ai lavoratori. Ma grazie anche alle scelte delle istituzioni. Negare valore a ciò che un governo o un parlamento fanno (o non fanno) significa negare ruolo e dignità alla politica. E noi non possiamo permetterlo, perché crediamo nella politica come forma alta di servizio e come principale antidoto al populismo.
La strada tuttavia è ancora lunga. E si può percorrere solo passo dopo passo, senza scorciatoie.
Non è tempo di facili promesse o di misure economiche azzardate. È il tempo della serietà e della responsabilità. Di chi non vende fumo ma offre solidità. È il tempo di più lavoro, più Europa, più cultura.
Rivendichiamo con forza ciò che abbiamo fatto non per intestarci il passato, ma per indirizzare il futuro. Cinque anni fa nessuno avrebbe scommesso un centesimo sul fatto che in una legislatura saremmo riusciti a ridurre le tasse di 80 euro netti al mese a dieci milioni di italiani con reddito medio basso. A cancellare la componente costo del lavoro dell’Irap e a tagliare l’Ires per le imprese, grandi e piccole. A togliere la tassa sulla prima casa alle famiglie.
A introdurre per la prima volta in Italia una misura di sostegno universale alla povertà. Ad aumentare la quattordicesima ai pensionati dopo anni di tagli agli assegni. Ad approvare una riforma del mercato del lavoro attesa da decenni, a tagliare le tasse anche in agricoltura, a estendere i diritti alle partite Iva, a battere ogni record nel recupero dell’evasione fiscale. A raddoppiare gli investimenti in cultura. A chiudere con la vergognosa pagina del precariato nella scuola pubblica italiana, aumentando gli investimenti anche per l’università. A rendere più dure le pene per la corruzione, per il falso in bilancio, per i reati ambientali. A introdurre il processo civile telematico, la dichiarazione precompilata, la fatturazione elettronica. A riprendere gli investimenti sulla cooperazione internazionale. A scrivere una pagina nuova sui diritti, dalle unioni civili al divorzio breve fino al biotestamento. A cambiare l’approccio sul terzo settore, sullo spreco alimentare, sul dopo di noi, sull’autismo, sull’omicidio stradale.
Sembrava impossibile, adesso è realtà. Quando la nebbia dello scontro ideologico si diraderà saranno in tanti a dover ammettere che la XVII legislatura è stata una delle più straordinariamente produttive degli ultimi decenni. Oggi però si tratta di guardare avanti con passione e fiducia. Tra cinque anni l’Italia dovrà tornare a essere guida economica e politica in Europa e nel mondo. E soprattutto un luogo nel quale essere orgogliosi di vivere e di far crescere le proprie idee e i propri figli. Per questo il PD propone nove settori d’azione per il futuro.
Siamo in campagna elettorale e tutti promettono tutto.
RispondiEliminaNessuno però racconta mai che cosa ha fatto.
Quali risultati concreti offre all’attenzione dei propri concittadini.
Noi siamo diversi e vogliamo mantenerci diversi.
Non partecipiamo alla competizione a chi la spara più grossa,
a chi lancia la proposta più dispendiosa, a chi si inventa l’idea
più mirabolante.
La nostra promessa è una: non fare promesse.
Presentiamo qui cento piccoli risultati raggiunti. E cento passi avanti
che vogliamo fare. Cose fatte e allo stesso tempo altre cose da fare.
Sono impegni concreti, realizzabili, a portata di mano.
E fanno andare avanti l’Italia senza farla precipitare nel tunnel
dello spread e della crisi da cui siamo usciti a fatica con coraggio
e determinazione.
Qui trovate dei punti precisi. E ci dispiace per i venditori di fumo,
per i professionisti degli slogan, per gli amanti delle false notizie:
è un elenco serio e pacato di ciò che secondo noi
serve all’Italia.
Lo possiamo proporre noi perché in questi anni abbiamo ottenuto
dei risultati che offriamo alla vostra verifica.
Quando il 4 marzo entreremo nella cabina elettorale ricordiamoci
che c’è chi promette e chi realizza. L’Italia ha bisogno di andare avanti.
Di essere più forte e più giusta. Di essere protagonista nell’Europa
che cambia. L’Italia ha bisogno di risultati, non di slogan.
Noi ci siamo. Ci date una mano?
Matteo Renzi